Controlliamo il cellulare almeno 150 volte al giorno, ciò significa una volta ogni 5 minuti.
Nel 2017, grazie ad uno studio svolto da Motorola su persone di età compresa tra i 16 e i 65 anni, è stato rilevato che il 33% degli intervistati preferisce lo smartphone rispetto al rapporto con amici e familiari; oltre il 53%, invece, pensa che se lo smartphone fosse una persona, sarebbe il proprio migliore amico.
Spesso la vita digitale tende a sovrapporsi a quella reale, a causa dell’importanza sempre maggiore che attribuiamo ai dispositivi elettronici, ormai entrati a far parte della nostra routine.
L’uso eccessivo dello smartphone potrebbe sfociare in una vera e propria dipendenza, denominata “nomofobia”, ovvero la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal web. Questo tipo di patologia dipende soprattutto dalle martellanti notifiche che appaiono sui nostri display e che inducono a rispondere, distraendoci dalla realtà circostante. Un individuo nomofobo si trova in uno stato chiamato “phubbing”, dai termini inglesi “phone snubbing”, che delinea un soggetto incline a trascurare le attività sociali, interessandosi unicamente al mondo digitale.
Questa condizione presenta diversi livelli di dipendenza, i più gravi necessitano di trattamenti medico-specialistici.
Isolamento, ansia, stress, insonnia, (o nei casi più gravi: malattie celebrali e tumorali): queste le conseguenze dell’uso scorretto della tecnologia.
MA COME EVITARE TUTTO CIO’?
La risposta a questo quesito è una “dieta digitale”. Il primo passo della quale è la presa di coscienza del problema, per questo è consigliabile disattivare le notifiche, vere e proprie protagoniste.
Sofia Giancaterini, Alessia Minneci
Il miglior articolo del mondo