Nicola II salì al trono nel 1894 dopo la morte del padre, ma dopo pochi anni abdicò. Il ruolo da zar non gli si addiceva a causa del suo carattere debole. Sposò la tedesca Aleksandra Fëdorovna, la quale, non solo perchè era straniera ma anche a causa del suo carattere forte, non fu mai amata dal popolo. Con lei ebbe quattro figlie (Ol’ga, Tat’jana, Marija e Anastasija) e un maschio (Aleksej), nonchè erede, malato di emofilia. La sua malattia rese la famiglia molto vulnerabile e ciò venne sfruttato da Grigorij Rasputin del quale si pensava che avesse poteri curativi. Egli ebbe una grande influenza sulla famiglia, in particolare sulla zarina. Le sue abilità gli permisero di ottenere un certo ruolo a palazzo, tanto da poter affiancare lo zar nelle sue scelte. Si pensava avesse una relazione con Alessandra e, nonostante la richiesta del popolo di allontanarlo, lo zar, per volere della moglie, non accettò e ciò scaturì l’opposizione popolare. Nicola, in guerra, lasciò che la moglie si occupasse delle questioni politiche ma lei, aiutata da Rasputin, prese decisioni sbagliate. A quel punto il popolo era pronto per una rivoluzione e la famiglia decise di scappare. I Bolscevichi, oppositori della monarchia, vedevano i Romanov come un ostacolo da eliminare e, guidati da Jakov Jurovskij, mentre mantenevano con loro un rapporto pacifico, ne pianificarono la morte. La notte del 16 luglio fu inviato a Mosca un telegramma che informava della decisione di trucidarli. In piena notte Jurovskij informò i Romanov che il conflitto tra le armate rossa e bianca stava minacciando la città e che, per la loro sicurezza, dovevano essere trasferiti nel seminterrato insieme a quattro servitori. Inconsapevoli di ciò che stava per accadere, venne letta loro la lettera dove si dichiarava che erano colpevoli di innumerevoli sanguinosi crimini contro il popolo e l’intera famiglia e il seguito, colpiti da proiettili, armi da taglio o a mani nude, morirono tutti. I corpi furono portati via ma, lungo il tragitto, persero quello di Aleksej e Marija. Gli altri nove furono cosparsi di acido, bruciati e sepolti in una fossa. Nel 1991 vennero riesumati i resti di nove persone, in seguito identificate come Nicola, Alessandra, Ol’ga, Tat’jana, Anastasija e le quattro persone del loro seguito. Nel 2007, infine, furono trovati i resti di Aleksej e Marija, identificati grazie all’analisi del DNA. Oggi i corpi sono sepolti nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di San Pietroburgo.
Articolo redatto da: Cristian Bongiorno, Chiara Di Benedetto, Federica Lo Presti, Marta Realbuto