“FUCK”: un urlo liberatorio

Nella palermitana Villa Bonanno, davanti al Palazzo dei Normanni, il 25 marzo,così come a Venezia e Milano, è stata installata la scultura monumentale in metallo smaltato  “Fuck” (cm 340x210x390) dell’artista campano Angelo Accardi. Accardi è esponente del Pop Surrealism, conosciuto nel mercato internazionale per i suoi “Misplaced”, ambienti come musei,gallerie e scene urbane,invasi da coloratissimi struzzi la cui presenza nelle sue visionarie messe in scena genera una sensazione di straniamento. “Fuck” è un grido che libera energia collettiva e una straordinaria forza civile e irrompe in una quotidianità stordita da eventi travolgenti come la pandemia e la guerra. 

L’opera forma idealmente una trilogia inaugurata dall’artista americano Robert Indiana con le sue iconiche “Love” (1964) e “Hope” (2008).

L’obiettivo dell’opera è rappresentare un urlo liberatorio  che allontani la negatività dalla società contemporanea, con le sue contraddizioni,le ingiustizie e le emergenze di questi giorni e che fanno della nostra vita un’incubatrice di rabbia. 

Fuck è per Angelo Accardi «un detonatore attraverso il quale chiunque può rilanciare la propria ribellione quotidiana che aspira alla libertà, una ribellione che non fa vittime o prigionieri, ma libera l’energia creativa che il nostro stile di vita ci impedisce di esprimere».In occasione dell’installazione della scultura monumentale i passanti hanno potuto avere gli esemplari in scala ridotta in gommapiuma sparsi intorno alla scultura;su ciascuno di essi c’era un QR-code che consente di autenticare l’opera con la firma digitale di Accardi,facendo così una donazione in favore di Save the Children a sostegno degli interventi dell’Organizzazione per i bambini in fuga dall’Ucraina.La novità di questa scultura , così come quelle di Robert Indiana, risiede nel fatto che si trova nei parchi e nelle piazze e chiunque può toccarla, abbracciarla e fare tutto ciò che è vietato in un museo: il cittadino diventa in questo modo fruitore dell’opera stessa.E anche noi alunni della 4G, accompagnati dal professore Machì, siamo diventati protagonisti della scena e dunque l’abbiamo vissuta così come desiderato dall’artista.

Sarà possibile visitare l’opera fino al 30 aprile ed è stata installata grazie alla collaborazione fra la fondazione Federico II e il Comune di Palermo.

Articolo scritto da Gaia Albicocco, Gloria D’Agostino, Mariachiara Rizzolo, Giada Vaglica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *