ALIMENTAZIONE SANA E SALUTE MENTALE 

Cosa si intende per buona alimentazione?

𝘚𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢 𝘌𝘭𝘦𝘰𝘯𝘰𝘳𝘢 𝘙𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘦 𝘎𝘪𝘶𝘭𝘪𝘢 𝘎𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢𝘯𝘰

L’alimentazione ha una storia lunga quasi quanto quella dell’uomo: quest’ultima infatti è cambiata nel corso dei secoli per abitudini e comportamenti, perché condizionata da fattori climatici, tecnologici e, soprattutto, psicologici e relazionali.

Nell’attuale società vi è uno scorretto impiego dei vari alimenti che portano all’insorgenza di alcune patologie fisiche, legate al sistema cardiocircolatorio, gastrointestinale e tanto altro.

Per questo è necessario conoscere gli alimenti di cui ci cibiamo, considerando gli aspetti sia positivi che negativi.

Per conoscere ovviamente non si intende cestinare ciò che è più calorico perché considerato “grasso” o “cattivo”, oppure fare abuso di alimenti meno calorici e quindi valutati “sani” o “buoni”. Infatti come dice il nostro caro vecchio amico Paracelso “Omnia venenum sunt nec sine veneno quicquam existit, dosis sola facit ut venenum non fit”, e cioè “ Tutto in natura è veleno: non c’è niente che non sia velenoso; solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”. Dunque conoscere e rispettare i limiti di ogni alimento è fondamentale per salvaguardare la propria salute, sia fisica che mentale. 

Per sana, variata ed equilibrata  alimentazione si intende l’accurata scelta dei cibi in modo da variare quanto più possibile le modalità con cui prepararli, quando consumarli…

La giornata deve prevedere tre pasti principali e due subordinati: colazione, pranzo, cena, spuntino di metà mattina e metà pomeriggio, ognuno dei quali deve apportare una specifica percentuale di calorie giornaliere e assicurare l’introduzione di tutti i nutrienti necessari per il buon funzionamento dell’organismo.

Le calorie da consumare ogni giorno dipendono dall’età, dal peso, sesso, dall’attività fisica svolta. Talvolta non è facile, infatti per facilitare le cose e fornire esempi concreti si ricorre a uno schema che permette di conoscere quello che è denominato fabbisogno calorico giornaliero.

I menù in base a questo vengono bilanciati.

Le linee guida della corretta alimentazione sostengono che bisogna assumere ad ogni pasto: proteine, grassi, carboidrati, sali minerali.                  

 Non come ci suggerisce la credenza secondo cui bisogna consumare carboidrati a pranzo e proteine a cena     (o in ogni caso senza mai associarli), la frutta lontano dai pasti oppure un eccessivo consumo di vitamine.

Spesso infatti si tende a seguire falsi miti legati al cibo, trasmessi nel corso degli anni. Tra questi: “il pane integrale e lo zucchero di canna sono più dietetici”, “eliminare i grassi e carboidrati è necessario per dimagrire”, “il gelato può sostituire un pasto”, “il pesce fa bene alla memoria”, “saltare i pasti è bene”.

Tuttavia, qualche volta, al comportamento alimentare sono strettamente legati i Disturbi del Comportamento Alimentare, comunemente chiamati DCA.

Perché si sviluppano questi disturbi?                                                                                                          

Capirlo, è molto complicato poiché le cause sono molteplici e dipendono da persona a persona.

Si distinguono in cause psicologiche, come traumi, abusi, problemi come il bullismo, problemi familiari, tendenza al perfezionismo, bassa autostima, una separazione da luoghi o persone sicure; ed in cause socio-culturali: i canoni e modelli estetici imposti dalla società. Inoltre, una ricerca sui DCA ha riportato anche tra le cause la genetica, sia con tratti legati alla psicologia sia al metabolismo.

Altrettanto difficile è distinguerli: alcuni  fanno di tutto pur di sembrare “normali” e felici , ma dentro stanno combattendo una cruenta battaglia con un mostro, senza armatura e senza armi, completamente esposti ad ansia, depressione, sbalzi d’umore…

Questi disturbi hanno delle conseguenze, citiamo: l’alterazione del metabolismo, la perdita o l’aumento di pesol’indebolimento muscolare, i disturbi del sonno, l’amenorrea.

Ma cosa sono anoressia, bulimia e binge eating?

-Chi soffre di anoressia, pur essendo magrissima, non riesce a convivere con il suo corpo che le sembrerà sempre troppo grasso. Il disturbo inizia solitamente con una dieta che cela il disagio della persona attraverso un controllo ossessivo delle calorie che in seguito la porterà a saltare i pasti ed infine a non mangiare del tutto, la persona sarà anche spinta ad abusare di medicinali come diuretici e lassativi mentre insegue un canone di magrezza che le sembra sempre più irraggiungibile. 

Questo tipo di disturbo ha delle gravi conseguenze fisiche che possono spingere la persona che ne soffre in fin di vita; essa infatti può essere causa di insufficienza renale, disturbi gastrointestinali, danni muscolari, ipotermia e molto altro.

Tra le tante conseguenze della perdita di peso, causata appunto dall’anoressia nervosa: l’amenorrea, ossia la mancanza delle mestruazioni per almeno tre cicli consecutivi.

Quando una donna perde molto peso il suo organismo attua una sorta di “risparmio energetico”, limitando la sintesi di sostanze che non sono direttamente impiegate per la sopravvivenza.

Nel corpo tanto magro la percentuale di grassi corporei diventa troppo bassa e gli ormoni necessari per il funzionamento del ciclo mestruale, i quali derivano da molecole di grassi presenti nel corpo, non favoriscono la produzione del ciclo mestruale, causando la scomparsa del menarca per minimo tre mesi.

L’interruzione del ciclo mestruale porta con sé anche patologie dannose per le ossa. Più dura nel tempo l’amenorrea, più aumenta la criticità del livello di salute delle ossa.

Tra le patologie più note, l’osteoporosi, che indebolisce la struttura dello scheletro portando a un rischio di fratture tanto elevato. Le pazienti affette da anoressia nervosa possono presentare un tasso di frattura ossea tanto elevato.

Il recupero dei flussi mestruali deve avvenire in modo spontaneo, tramite l’aumento di peso e con un intervento interdisciplinare che riabiliti sia l’aspetto psicologico sia quello nutrizionale. 

Spesso, nonostante l’anoressia risulti in remissione, puo’ capitare che persista uno stato di amenorrea, questo perché la risoluzione dei problemi metabolici e psicologici causati dal DCA avviene più lentamente rispetto al recupero di un peso sano.  Una volta che il peso torna ad una condizione salutare anche il ciclo mestruale torna a normalizzarsi e si raggiunge un benessere psico-fisico.

-La bulimia invece è un disturbo caratterizzato da una esasperata assunzione di cibo (bulimia= fame da bue) infatti chi soffre di bulimia arriva ad assumere milioni di calorie nel giro di poche ore. Dopo queste continue abbuffate però l’individuo arriva a volersi liberare delle calorie assunte, spesso attraverso il vomito autoindotto o tramite l’assunzione di diuretici. Alle abbuffate si susseguono anche episodi depressivi a causa dei sensi di colpa per aver mangiato così tanto. A causa di questa dipendenza dal cibo la persona che ne è afflitta è paragonabile ad un tossico dipendente poiché essa è dipendente dal cibo come fosse una droga. 

-Chi soffre di binge eating ha sintomi davvero simili a coloro che soffrono di bulimia, infatti anche loro mangiano e si abbuffano nei momenti stressanti ma la differenza sostanziale è che chi soffre di binge eating, nonostante i sensi di colpa, non cerca di “eliminare ciò che ha fatto” attraverso l’autoinduzione del vomito ed altri metodi. 

Altri tipi di disturbi alimentari: drunkoressia, ortoressia, picacismo

-La drunkoressia consiste nell’astensione dal cibo è per bilanciare la grande quantità di calorie assunta attraverso gli alcolici. I sintomi che permettono di riconoscerla sono: vomito, respirazione irregolare, irreversibile confusione mentale e, nei casi peggiori, coma etilico.

-L’ortoressia consiste nella totale eliminazione di interi gruppi alimentari, specialmente di alimenti contenenti additivi, oppure nella programmazione di un’estrema dieta. I sintomi che permettono di riconoscerla sono: emaciazione, perdita di densità ossea, complicazioni cardiache.

-Il picacismo consiste nel continuo ingerimento di sostanze non nutritive e non commestibili. I sintomi che permettono di riconoscerla sono: ostruzioni dell’apparato digerente e avvelenamento.

Adesso la domanda è: Com’è possibile uscire da questo “circolo vizioso”?

Per prima cosa bisogna riconoscere il problema e chiedere aiuto per poi fare una valutazione iniziale per capire la gravità del disturbo, le eventuali altre patologie legate al disturbo, come disturbi d’ansia o dell’umore.

Bisogna poi passare al controllo di parametri importanti come il basso peso, il sovrappeso, gli squilibri fisici e non solo legati al disturbo.

Dopo aver valutato la situazione è necessario iniziare il trattamento.

Non tutte le persone reagiscono alla stessa maniera di fronte a questo percorso; c’è chi può avere più difficoltà, un esempio sono le persone che hanno un disturbo da anoressia nervosa, soprattutto nella fase iniziale dove il basso peso è in crescita e la persona sente di star perdendo il controllo della situazione, di star ingrassando, di star “buttando all’aria” tutti i sacrifici fatti per raggiungere gli obiettivi imposti, il perfezionismo critico imposto dai canoni della società. Allo stesso tempo la persona ha però bisogno di uscire da questo tunnel tanto buio.

Se la situazione è tanto critica, non basta rivolgersi all’esperto in questione, che sia psicologo o psicoterapeuta, tuttavia è necessario sottoporsi a una riabilitazione intensiva ospedaliera che va seguita in un reparto specializzato nella cura di DCA. Reparto in grado di fornire un programma riabilitativo che integri la riabilitazione nutrizionale, fisica, psichiatrica e psicologica.

Il percorso in un reparto adatto ai disturbi alimentari dura da un minimo di 30 giorni a un massimo di 6 mesi.

I disturbi alimentari sono dei disturbi che per fin troppo tempo sono stati sminuiti e a cui non si è mai dato un reale peso ma che nonostante questo si sono radicati soprattutto nei più giovani. 

Fortunatamente o sfortunatamente parole come anoressia, bulimia e binge eating grazie al bombardamento mediatico sono entrate nel nostro vocabolario; tuttavia una delle maggiori cause dei disturbi alimentari sono proprio i media che hanno un grande impatto sulla vita e sui pensieri dei più giovani e dei più fragili.

15 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DEL FIOCCHETTO LILLA

Il 15 marzo si celebra la “Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla” dedicata ai disturbi del comportamento alimentare.

Attualmente i DCA rappresentano un importante problema di salute pubblica.

Perché è importante questa giornata?
– per difendere i diritti fondamentali di chi è colpito da un DCA;

-per eliminare informazioni diffuse distorte e pregiudizi;

– per favorire una crescita soprattutto a livello collettivo e istituzionale dell’epidemia sociale che i DCA stanno assumendo a livello nazionale e mondiale;

– per combattere il disagio relazionale  e il senso di abbandono di chi soffre di DCA;

– per sensibilizzare familiari, sanità, Stato, estranei da questa epidemia sociale.

Qui un approfondimento nel nostro podcast.

A te, zittisci quelle vocine che sono dentro la tua testa, uccidi quel mostro invisibile,  rinasci, riprendi in mano la tua vita, esci fuori la parte migliore di te stessa. Abbi il coraggio di rialzarti“.

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