Yulin: l’ecatombe dei cani

Il Fatto Quotidiano

Trasportati per chilometri e chilometri ammassati in gabbie senza viveri, torturati, bastonati, strangolati, scuoiati e bolliti vivi davanti agli altri esemplari che attendono la stessa sorte. Questi sono i patimenti cruenti che annualmente subiscono i cani il 21 giugno al Festival di Yulin dal 2009. Secondo alcune credenze popolari, servono a rendere le pietanze più gustose e il consumo di queste carni pare abbia effetti benefici per l’uomo e inoltre aiuti a proteggersi dall’eccessiva calura estiva.

Tuttavia questa disumana pratica comporta dei rischi non solo legali,ma anche inerenti alla salute dell’uomo: infatti il consumo di carne canina determina lo sviluppo di un mercato illegale e causa la diffusione di malattie come il colera e la rabbia. Una delle aree maggiormente colpite è il Guanxi, in cui periodicamente muoiono circa 3000 persone .
Inoltre si stima che ogni solstizio d’estate oltre 15.000 cani vengono portati al macello a causa di questa festa folkloristica.

Ma può questo definirsi solo puro sadismo?

Non è una novità che i popoli asiatici si cibino di animali che non appartengono alla cultura alimentare occidentale : percorrendo alcune località dei paesi asiatici, è possibile acquistare per un consumo personale serpenti, orsi, pipistrelli, blatte, cavallette, scorpioni ecc..
Tutto ciò a noi occidentali suscita ribrezzo, ma quello che forse non sai è che nella nostra tradizione culinaria esistono lo squalo putrefatto, piatto tipico islandese, il piccione in Francia, la lingua di vitello nella tradizione palermitana.

Spadellando

Non è possibile giustificare però una tale atrocità: come sostiene la stilista Elisabetta Franchi, che da sempre ha a cuore la salvaguardia degli animali:”bisogna essere profondamente grati dell’amore che queste creature sono in grado di trasmettere all’uomo e bisogna rendere merito a tutti coloro che si sacrificano per questi angeli.

Martina Aloi, Eleonora Trifirò, Gloria Deguardi

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