Analizziamo due film che riguardano la tematica dell’ artista ossessionato, alla ricerca delle perfezione.
Il primo film si tratta di Black Swan, diretto da Darren Aronofsky.
Il cigno nero non è altro che una grande metafora che descrive la smania umana di raggiungere il successo sperato e di cosa l’essere umano sia disposto a fare per raggiungerlo.
La protagonista, Nina, è una ballerina professionista la cui vita è completamente assorbita dalla danza.
Al contempo, la ragazza è ossessivamente dominata dalla madre Erica, un’ex ballerina che esercita su di lei un controllo soffocante.
Quando il suo direttore artistico decide di rimpiazzare Beth MacIntyre per il balletto d’apertura della nuova stagione, ‘Il lago dei cigni’, Nina è la sua prima scelta, ma al suo posto potrebbe subentrare Lily, una nuova ballerina che lui apprezza in egual misura.
Oltre alle qualità tecniche, ‘Il lago dei cigni’ richiede una ballerina che possa interpretare un doppio ruolo: quello del cigno bianco, aggraziato e innocente, e quello del cigno nero, astuto e sensuale.
Nina è perfetta per il primo ruolo, ma la sua ossessiva ricerca della perfezione tecnica non le permette di tirare fuori il suo lato più spregiudicato, necessario a caratterizzare il personaggio oscuro.
Lily, invece, sebbene non sia una ballerina di prim’ordine, riesce comunque a incarnare i due aspetti del personaggio.
Il giorno del debutto si avvicina e lo squilibrio di Nina continua a peggiorare.
La ragazza è ormai convinta che Lily voglia prendere il suo posto e comincia ad avere allucinazioni terrificanti, che culminano la sera prima dello spettacolo: Nina, resa folle dall’ennesima visione in cui crede di trasformarsi letteralmente nel “Cigno Nero”, uccide Lily trafiggendola con un frammento di specchio.
Paradossalmente, la morte dell’odiata rivale dà a Nina una sicurezza tutta nuova: la ragazza nasconde il cadavere e torna in scena nei panni del “Cigno Nero” .
Terminato l’atto, Nina torna in camerino per prepararsi per l’ultima parte.
Mentre è impegnata a vestirsi, qualcuno bussa alla porta: è Lily, viva e vegeta, che si complimenta con la collega per l’interpretazione .
Lo specchio del camerino, tuttavia, è davvero in frantumi, e Nina estrae dal proprio corpo il frammento con cui aveva creduto di aver ucciso Lily. Sconvolta, Nina capisce che il suo avversario non è mai stato Lily e che la rivale non ha mai cercato di rubarle la parte; il vero nemico è sempre stato lei stessa. Nina, a questo punto, realizza che non le rimane altro da fare che tornare in scena e interpretare il proprio ruolo fino alla fine.
La tematica dell’artista ossessionato, alla costante ricerca della perfezione è presente anche in altri film, come whiplash.
Andrew Neiman ha 19 anni e sogna di diventare uno dei migliori batteristi jazz della sua generazione.
La concorrenza al conservatorio di Manhattan, però, è feroce e lui si allena duramente, anche per non ripercorrere il fallimento di suo padre, aspirante scrittore la cui carriera non è mai decollata. Il suo primo obiettivo è quello di entrare a far parte dell’orchestra diretta da Terence Fletcher, insegnante crudele e intransigente.
Gli standard richiesti da Fletcher sono mostruosi e progressivamente alienano sempre di più Andrew dalle altre parti della sua vita.
Dopo un incidente stradale, causato dalla sua ossessione per la perfezione, Andrew viene espulso dal conservatorio.
Inoltre, decide di denunciare Fletcher, ritenuto responsabile del suicidio di un suo ex studente. Una sera, in un club jazz, incontra Fletcher, che gli offre la possibilità di suonare al JVC Jazz Festival, un evento prestigioso che può lanciare la sua carriera. Andrew accetta, ma scopre che Fletcher sa della sua denuncia e vuole vendicarsi. Il giovane batterista, però, non si lascia intimidire e si lancia in una performance straordinaria, che lascia tutti a bocca aperta. Fletcher, finalmente, gli sorride, riconoscendo in lui quel genio che ha sempre cercato.
Il tema che accomuna entrambi i film è quello della costante ricerca della perfezione.
La ricerca ossessiva della perfezione non fa che allontanare dalla possibilità di vivere profondamente la vita, le relazioni e il rapporto con noi stessi».
Caterina Guidera
Andrea Schilleci
Francesca Plescia